Percorso sulla preghiera con don R. Tamanini – gennaio 2022

All’inizio del 2022 il Parroco e il Consiglio pastorale parrocchiale hanno proposto alla comunità un percorso sul tema della preghiera, organizzato su tre serate.

Le tre serate, guidate da don Renato Tamanini, parroco di Aldeno, Cimone e Garniga, si sono tenute nella sala polifunzionale dell’oratorio di Sant’Antonio, con possibilità di collegamento da remoto in streaming sul nostro canale parrocchiale Diretta SAntonioSCuore. Questo ci consente, almeno per un certo periodo, di rivedere gli incontri anche in differita.

Qui sotto, dopo la locandina, sono riportate le introduzioni riassuntive dei singoli incontri. Mentre a questo link:

Tre riflessioni sulla preghiera – don Renato Tamanini – gennaio febbraio 2022 [pdf]

è possibile scaricare il testo integrale che don Renato Tamanini ha gentilmente concesso per la pubblicazione sul sito.

 


Primo incontro

La fatica della fede – https://youtu.be/qdH9rmUGnJE?t=656

Don Renato Tamanini

Perché la preghiera è un problema? Dovrebbe essere un piacere non un dovere da imporsi. E’ relazione intima con Colui che ci ha pensati e amati da sempre, colui che è il senso e la meta della nostra esistenza e quindi dovrebbe essere facile e piacevole stare con Lui. Invece non lo è per la maggior parte di noi. Quale il motivo? Per pregare dobbiamo lasciare tutto questo e ritirarci, entrare in un mondo diverso, metterci alla presenza di Dio e anche lì ci vengono in mente tutte le cose da fare, le parole ascoltate e quelle che potevamo dire, le persone con le quali siamo stati in contatto, le delusioni subìte come i successi avuti. Già, anche in quei momenti ci riesce difficile restare sul piano dell’intimità con Dio.

Ma l’errore è proprio questo, quello di pensare che tocca a noi saltare oltre la barriera dell’ordinario, del quotidiano e creare uno spazio per Dio. Ci è difficile credere che Dio sia sempre presente alla nostra vita, che sia Lui a essere maggiormente interessato a noi, che sia lui il protagonista e non noi. La nostra fede ci dice che Dio ci ama perdutamente e che il suo amore non è affatto saltuario, episodico, che ama tutto di noi e che è sempre presente, che si offre a noi senza pretendere niente e chiede solo di essere amato, accolto. Se davvero credessimo che è così, allora potremmo essere sempre in contatto con lui, non occorrerebbe neanche uscire dalle nostre attività quotidiane, dalle nostre preoccupazioni, potremmo dialogare con semplicità e frequentemente. E’ per questo che ho intitolato La fatica del credere. Non c’è niente di più bello che andare a incontrare chi ci ama a prescindere, gratuitamente e senza pretese, solo per quello che siamo e non per quello che possiamo o potremmo fare e tuttavia non succede spesso e non succede in modo gioioso.

Segue la testimonianza di Antonio Simula, responsabile di Casa Lamar del Centro Trentino di Solidarietà, e una discussione libera sul tema proposto.


Secondo incontro

La preghiera di Gesù –  https://youtu.be/KOVowTpRSJc?t=865

Anche Gesù cercava la preghiera, ne sentiva il bisogno, si prendeva tempo e si ritirava per un dialogo filiale con il Padre suo (Luca 5, 15s e Mt 14, 22s). La preghiera ha bisogno anche di ritiro, di solitudine: “quando preghi, entra nella tua stanza…” (Matteo 6,6). Al mattino presto e perfino durante le settimane del lock-down questa esperienza di ritiro e solitudine ha potuto essere abitata dalla compagnia del Signore.

La notte prima della chiamata dei dodici apostoli nella sua preghiera Gesù passa in rassegna i loro volti e le loro persone e prega per loro (Luca 6). Nella preghiera accumula amore e fiducia nei loro confronti. Durante l’ultima cena (Giovanni 17) prega il Padre perché i suoi discepoli e tutti gli uomini possano scoprire e rendersi conto dell’amore del Padre per loro, possano scoprire e vivere nella gioia e nella fiducia. Si tratta di attingere al segreto e alla sorgente della tua vita.

In un’altra circostanza (Matteo 11, 25ss) Gesù dà espressione a tutta la sua gioia nel vedere l’agire di Dio nei poveri, nei piccoli e negli umili: è “contento di Dio” e lo loda. Nella preghiera di Gesù ci sono le sue giornate, i suoi incontri, le persone… Ma ci sono anche i momenti difficili della preghiera. La preghiera può essere anche il tempo della lotta, tempo di aridità e fatica, esperienza del dubbio e della domanda, magari della protesta (Giobbe, Salmi). Nell’orto degli ulivi (Luca 22, 39ss e Matteo 26,37ss) la preghiera di Gesù è lotta (“agonia”), che però si risolve in obbedienza a un Dio che è sempre più grande di te: fidarsi di lui e di ciò che Lui chiede anche se in quel momento “i suoi pensieri non sono i nostri pensieri”.

Sulla croce la preghiera di Gesù diventa sconcerto e sensazione di abbandono. Ma in questo momento la preghiera diventa atto di supremo abbandono e di fiducia: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”. È un andare oltre se stessi perché prenda posto nella nostra vita il progetto di Dio, che è sempre di bene per noi. Ad Auschwitz dei credenti hanno fatto l’esperienza di un Dio che non gli rispondeva, non ora, non subito. Etty Hillesum sentiva di voler addirittura consolare questo Dio che aveva il coraggio sconvolgente dell’impotenza e che proprio in questo modo condivideva in maniera radicale la sorte dei suoi figli.

Segue la testimonianza di Roberta, della Parrocchia di Sant’Antonio e una discussione libera sul tema proposto.


Terzo incontro

Pregare la Parola di Dio –  https://youtu.be/UkKcEOR23Uk?t=1081

La cosa più importante: il Signore ci parla non prima di tutto per darci delle informazioni religiose, e neppure per darci delle norme morali, ma per darci la possibilità di entrare in relazione con Lui, per raccontare del suo amore, che nella storia del popolo di Israele e in Gesù si è fatto storia ed evento concreto. Un avvenimento che non rimane soltanto nel passato, ma che ogni volta e in ogni tempo, anche per noi oggi, diventa attualità. Dice il concilio Vaticano II che “con questa rivelazione Dio invisibile, nel suo immenso amore, parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé”. In questo modo la lettura della Sacra Scrittura diventa ogni volta dialogo vivo e relazione, luce ed energia.

L’uomo corrisponde a questa offerta con l’atteggiamento della fede: “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta”, “Lampada ai miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino”. Si risponde a questa offerta una consapevolezza della propria povertà, con la consapevolezza del bisogno che la propria vita venga portata a pienezza, sia illuminata su ciò che veramente vale la pena: “Crea in me un cuore puro, uno spirito saldo”.

La lettura della parola di Dio è contemplazione dell’azione di Dio. La prima preoccupazione non deve essere quella intellettualistica e neppure quella moralistica, ma scoprire il cuore di Dio, la buona notizia che egli ha in serbo per noi. E dunque si fa ringraziamento, lode, supplica.

La parola di Dio illumina le situazioni concrete di vita, il mio essere papà e mamma, sposo o sposa, i miei impegni e progetti, anche le mie paure e i miei problemi. Però non sto aprendo un libro di ricette o di saggi consigli, ma sto aprendo la mia vita alla lettura e alla luce di Dio. Che cosa mi sta dicendo in questo momento? Che decisione posso prendere? Succede anche che qualche espressione o qualche pagina ci sembra difficile da capire, anche perché è stata scritta in un linguaggio e in un contesto culturale anche molto diverso dal nostro, ma in realtà le pagine del Vangelo non sono mai astruse, posso davvero sentirmi come quel paralitico che Gesù può rimettere in piedi, quel cieco a cui ridona la vista… Del resto lo Spirito di Dio è sempre attivo a rendere attuale ed energetica quella pagine del Vangelo nella mia vita.

Qualcuno ha portato la propria esperienza di lettura della parola di Dio in parrocchia, in famiglia, nella propria vita personale. È stato dono, luce ed evento quella domanda di Dio ad Adamo: “dove sei?” (Genesi 3,9); oppure quella rassicurazione: “Perché tu sei prezioso ai miei occhi” (Isaia 43,4), oppure: “Non affannatevi… guardate gli uccelli del cielo e i gigli del campo” (Luca 12,24); o ancora: “Sulla tua parola getterò le reti” (Luca 5,5)…

Ci assicura Papa Francesco: “La Parola di Dio è viva ed efficace (cfr Eb 4,12), ci cambia, entra nelle nostre vicende, illumina il nostro quotidiano, consola e mette ordine. Ricordiamoci: la Parola di Dio trasforma una giornata qualsiasi nell’oggi in cui Dio ci parla”. Nell’Angelus di una di queste scorse domeniche ha esortato a provare a leggere lungo quest’anno, una pagina alla volta, il Vangelo di Luca (23 gennaio 2022).

Segue la testimonianza di Edina, della Parrocchia di Sant’Antonio e una discussione libera sul tema proposto.