Da Cantiere donna: la donna che cerca la moneta perduta

Nel vangelo secondo Luca (15, 1-32), Gesù, per parlare dell’amore di Dio e svelarne il cuore, narra una parabola composta da tre racconti: il pastore che cerca la pecora, la donna che cerca la moneta perduta e il padre e i due figli ambedue perduti.

La liturgia però ci fa leggere oggi solo il versetto introduttivo e il terzo racconto.

Noi del cantiere sinodale donna desideriamo contribuire interpretando la narrazione in cui protagonista è la donna.

Le tre figure – il pastore che cerca la pecora smarrita, la donna che ritrova la moneta perduta e il padre che attende il figlio – sono come una trifora. Ogni finestra lascia passare una luce diversa, ma tutte ci parlano della stessa realtà: la ricerca incessante di Dio verso di noi.

La donna perde una moneta in casa, e questo ci fa pensare a chi, pur essendo già dentro la comunità, può sentirsi smarrito. Pensiamo a chi fa parte della nostra famiglia, della parrocchia, della diocesi, ma per vari motivi si sente perso. 

La donna mette passione nel cercare, agisce con energia e determinazione, accende una lampada, spazza, cerca accuratamente ovunque. Il suo è un modo attivo di prendersi cura, diverso dall’attesa del padre o dalla ricerca del pastore, ma altrettanto intenso e significativo.

Accendere la lampada e cercare ovunque, anche sotto un simbolico tappeto, è un invito a non lasciarci paralizzare dalla paura. Significa essere pronti a ritrovare chi si è isolato, chi si è allontanato, chi ha visioni diverse dalle nostre o appartiene a un’altra religione. È un invito che interpella anche la Chiesa e la nostra parrocchia.

Ma ci chiediamo: la Chiesa agisce sempre come questa donna? Spesso non è così. Dobbiamo imparare a praticare maggiormente l’ascolto e la cura reciproca.

Infine, dobbiamo ricordare che anche quando ci perdiamo, quando rotoliamo via come quella moneta, Dio non smette mai di muoversi verso di noi per ricucire il rapporto.

 Questa parabola ci offre un’immagine di Dio espressa in termini femminili.

Spesso questa dimensione viene trascurata, eppure è meravigliosa e confortante perché Dio si prende cura di noi con amore materno, viscerale, premuroso. Questo volto di Dio non lo dobbiamo mai dimenticare.